Maggiate Inferiore
2) L’ANTICO AFFRESCO DELLA MADONNA DELLA NEVE

SIMONA OIOLI, L’antico affresco della Madonna della Neve, Convegno di studio sulla Chiesa della B.V. della Neve, Maggiate Inferiore 2006.
- Gli Atti del Convegno di studio sulla Chiesa della B.V. della Neve in Maggiate Inferiore saranno pubblicati appena possibile.

SIMONA OIOLI, L’antico affresco della Madonna della Neve, Convegno di studio “La Chiesa della Madonna della Neve”,
Maggiate Inferiore,  15 settembre 2006

L’antica immagine raffigurante la Madonna con Bambino tra due Santi, che era conservata all’interno della chiesa della Madonna della Neve e rubata tra il 9 e il 10 novembre 1990, era un dipinto murale realizzato ad affresco.

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Passiamo quindi ad analizzare l’iconografia, ovvero il modo in cui sono rappresentati i personaggi della scena.
Vediamo anzitutto la Madonna in trono col Bambino

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Aldilà della resa pittorica dei personaggi, che è legata, come già ricordato, alla specifica tipologia della pittura devozionale e comunque adeguata alla produzione contemporanea locale, è indiscutibile che l’affresco abbia a fondamento peculiari connotazioni religiose e simboliche. La Madonna, infatti, è qui rappresentata seduta sul trono come  Regina Coeli ( la Regina del Cielo) a simboleggiare il suo ruolo di personificazione della Chiesa; ma è anche Mater amabilis (Madre  Amorosa) che sorregge dolcemente il piccolo Gesù sulle ginocchia; infine è Mater sapientiae (Madre della Sapienza) per il libro che tiene nella mano che rimanda per tradizione al Libro della Sapienza.
Il Bimbo Gesù, benedicente e con quella che pare un’ostia nella mano sinistra, simbolo della futura Passione,  figura nudo adornato da una collana di corallo:durante l’epoca romana e il Medioevo veniva posto al collo dei bambini, come in questo caso, perché si riteneva fosse dotato di proprietà curative e avesse il potere di stornare il malocchio.
La Vergine col Bambino è affiancata su ambo i lati da due santi, secondo uno schema iconografico usato nell’arte devozionale orientale e occidentale sin dai tempi remoti.

Sulla destra è raffigurato San Giovanni Battista: figlio di Elisabetta, cugina della Vergine Maria, si dedicò alla predicazione conducendo una vita ascetica nel deserto e battezzando nelle acque del Giordano coloro che venivano a lui pentendosi dei propri peccati. Per questo è rappresentato  emaciato e dall’aspetto d’eremita, vestito di pelli animali con la croce di canne, lunga ed esile dalla quale si sviluppa il lungo cartiglio, con l’iscrizione, non più visibile, Ecce Agnus Dei che identifica il Santo e che è tratta dal Vangelo di Giovanni (1, 36): “(Giovanni) fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: ‘Ecco l’agnello di Dio’”. Il Battista è spesso presente al fianco della Vergine col Bambino per il suo ruolo di precursore di Cristo (ecco il motivo per cui è mostrato mentre addita il piccolo Gesù): egli, infatti, costituisce la connessione tra l’Antico e il Nuovo Testamento, essendo considerato l’ultimo dei profeti dell’A.T. e il primo santo del Nuovo.

Veniamo ora al Santo di sinistra, la figura che ha sempre destato maggiori difficoltà d’identificazione. Il personaggio impugna nella sinistra la spada e forse per questo  è tradizionalmente associato a San Nazario. A mio parere però questa ipotesi risulta poco credibile; secondo l’agiografia, ovvero lo studio della vita dei Santi, San Nazario, fuggito da Roma perché perseguitato dall’imperatore, raggiunse predicando la fede in Cristo i pressi di Nizza, dove una donna gli affidò il figlio Celso col quale Nazario continuò il proprio compito evangelizzatore e ritornò in Italia, fino a Milano dove i due furono arrestati e decapitati. Secondo la tradizione iconografica i due martiri si distinguono per l’aspetto, Nazario più anziano e generalmente barbuto, Celso aggraziato giovinetto imberbe; entrambi indossano , talvolta, abiti militari e recano la spada con la quale furono decapitati e la palma del martirio. E’ vero che il nostro personaggio ha la spada, ma non si presenta certo come un uomo maturo, casomai come una ragazzo e quindi associabile alla figura di Celso, piuttosto che a quella di Nazario.
Si può avanzare però un’altra ipotesi a mio giudizio più accettabile. Negli Atti della Visita Pastorale del 1733, quando viene descritto l’oratorio si fa così cenno all’affresco: Icone format Imago B.V.M. ad imaginibus SS. Jo Bapta et Defendens in muro depicto.... Si parla quindi di un’icona dipinta su muro rappresentante la Vergine e i Santi Giovanni Battista e Defendente. Quest’ultimo viene identificato con uno dei martiri cristiani della Legione Tebea, guidata da San Maurizio, che furono martirizzati, perché non vollero lasciare la fede cristiana, sotto l’imperatore romano Massimiano, alla fine del III secolo. Per questo Defendente è rappresentato vestito da militare con la palma del martirio: la sua iconografia non mostra particolari attributi, ovvero elementi caratteristici, che la distinguano da quella dei SS. Nazario e Celso.
Quindi perché ritengo più probabile questa ipotesi? Perché ai piedi del Santo è visibile una S. ad indicare che vi era un’iscrizione col nome del personaggio andata persa nel tempo: quindi è probabile che nel 1733, quando venne steso il resoconto della Visita Pastorale, la scritta fosse integra e leggibile e permettesse senza ombra di dubbio l’identificazione del santo con Defendente.

Infine accenniamo all’ambito artistico in cui è stato realizzato questo affresco.

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E’ quindi plausibile che l’autore del nostro affresco si sia formato alla bottega dei Cagnoli.

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